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4 cose che ho fatto all'inizio del mio lavoro da illustratrice e che ora non farei più.
Guardo il mio bambino che pretende di mangiare da solo ma non sa ancora tenere il cucchiaio dal verso giusto e mi tornano in mente tutte le volte che anch'io ho preteso di essere esperta quando in realtà stavo muovendo i primi passi.
Faccio l'illustratrice da 10 anni e penso di essere stata principiante per almeno la metà del tempo. Eppure, da subito sono stata preda di quella fretta – o di quella voglia, forse? - di bruciare tutte le tappe, di “diventare grande” e capace in un batter d'occhio.
Chissà perché facciamo fatica a goderci gli inizi. Quei delicati periodi di passaggio, di sperimentazioni, di porte che è bene restino aperte e al resto ci pensiamo dopo. Oggi torno indietro nel tempo e ti racconto 4 cose che ho fatto all'inizio del mio lavoro da illustratrice e che, ora che so meglio come funziona, non farei più.
Comincio con un aspetto molto concreto: il sito internet. Già durante la scuola di illustrazione ero impaziente di raccogliere i miei primi lavori e di presentarmi all'esterno in maniera professionale. Dopo alcune ricerche ho scelto la piattaforma con cui volevo realizzare il portfolio online e ho passato molte ore a capire come funzionava, a caricare le immagini e a cercare di organizzarle nel miglior modo possibile. Non mi rendevo conto che ciò che stavo mettendo in vetrina erano in realtà una serie di lavori immaturi, realizzati con una tecnica incerta e una capacità di raccontare per immagini ancora acerba. E mentre lo facevo, toglievo ore a qualcosa di più importante del sito internet: disegnare per me. Sperimentare, creare progetti personali, autopubblicazioni, lavorare davvero per migliorare e crescere.
È normale all'inizio avere voglia di presentarsi per ricevere i primi feedback e magari i primi lavori. Ma in questa fase basta anche una pagina instagram, un sito realizzato velocemente senza pagare il dominio. Qualcosa che sia facile da organizzare e soprattutto aggiornare perché quello è un momento in cui lo stile evolve e disegni fatti due mesi prima probabilmente adesso non ci piacciono più. Per il resto, almeno secondo quanto ho capito io, il tempo va usato per ricercare, disegnare senza sosta, divertirsi con questo linguaggio bellissimo finché il portfolio non emergerà quasi naturalmente dal nostro archivio personale.
La seconda cosa che non farei più è preoccuparmi di essere riconoscibile. Dico sempre che ogni storia è a sé: c'è chi ha già uno stile preciso a 22 anni e chi lo sta ancora cercando a 35. E chi a 22 anni ha già le idee così chiare è perché alle spalle ha una vita di disegno in cui si è già preso tutte le libertà possibili. Chi ha iniziato dopo, deve mettere in conto che attraverserà da adulto la fase bellissima e spaventosa in cui non si è definiti, in cui si fanno tante cose diverse, si è tanti stili diversi e preoccuparsi di essere riconoscibili significa costringersi a dei limiti che ci imprigionano in un'immagine che dopo un mese non ci rappresenta più.
Lo stile coerente, tra l'altro, potrebbe non arrivare mai: ci sono illustratori e illustratrici che anche in fase matura usano linguaggi grafici diversi e ciò che li rende riconoscibili è la poetica, il modo in cui interpretano il mondo. Io stessa ho cominciato a essere riconoscibile solo quando mi sono concessa di essere tutto quello che volevo. La riconoscibilità arriva naturalmente e con il tempo, perché disegni che possono apparire estremamente diversi l'uno dall'altro parlano in realtà la stessa lingua. Non c'è bisogno di usare sempre la stessa tecnica, gli stessi colori, di fare i volti sempre nello stesso modo. È giusto lasciarsi andare perché alla fine tutto torna.
La terza cosa che non farei più è fingermi qualcosa che non sono pur di lavorare. Mi è capitato nei primi anni di lavoro di fingere uno stile che non era il mio o di fingere che alcuni temi fossero nelle mie corde o di fingere di saper fare qualcosa pur di dire sì a un lavoro.
È vero che anche trovarsi ad affrontare compiti al di fuori della nostra comfort zone aiuta a crescere, ma avrei voluto sentirmi libera di dire di no prima. Mi sono ritrovata in situazioni complesse da gestire perché non potevo essere all'altezza delle aspettative e arrivare alla fine di quei lavori è stato faticoso e poco entusiasmante. Doloroso a volte. Saper dire di no a lavori che non sono adatti a noi richiede una forte conoscenza di sé e dei propri punti di forza e debolezza nella professione. E qui torniamo ai primi due punti già menzionati: il tempo e la libertà per maturare sono fondamentali.
Infine un aspetto legato esclusivamente all'organizzazione: non gestirei più questo lavoro a caso, ma cercherei di affrontarne ogni parte come si gestisce un’impresa. Ossia: segnando entrate e uscite ogni giorno e ogni mese. Prendendomi dei momenti per riflettere su quello che sto facendo, su come sta andando, su come potrebbe andare meglio. E poi pianificando, pianificando e ancora pianificando. Tutte le volte che ho allentato la presa sulla gestione sono andata a finire in alto mare.
Il primo passo per una gestione consapevole della mia attività è stato fatto seguendo un corso annuale di business management perché nonostante il mio passato da ragioniera ho una forte avversione ai numeri e all'organizzazione. Mi sono dovuta obbligare a imparare un metodo e a seguirlo con costanza per essere consapevole di quello che faccio ogni giorno e di quanto mi costa, quanto ci guadagno. I miei fogli excel sono il terreno di base del mio lavoro. Sono noiosi da compilare, ma senza sarei completamente persa.
E tu, sei agli inizi di un lavoro creativo freelance, magari proprio quello dell'illustratrice o dell'illustratore, e stai facendo alcune delle cose che ho descritto? Se ti va raccontamelo via mail scrivendo a info@cinziafranceschini.com. Nel frattempo online trovi l'ultima versione del mio quaderno degli esercizi in pdf “Illustrazione da dove partire”, dove trovi questi e altri consigli veri con cui potrai affrontare meglio questo periodo delicato del tuo lavoro.
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