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Essere felice e smarrita mentre scopri che non esiste un lavoro che va avanti da solo.

 
 

Quando scorro le foto del cellulare alla ricerca della copertina del Video Corso di disegno libero da postare su Instagram so che la troverò in un punto preciso dell'album, ossia in corrispondenza del foto del mio bambino appena nato. Ci ho fatto caso qualche giorno fa e mi ha fatta sorridere e sospirare allo stesso tempo. Sorrido perché il momento in cui sono diventata mamma è stato anche il momento in cui ho compiuto il secondo grande cambiamento nel mio lavoro da quando ho aperto partita iva. E cambiare è evolvere ed è, perciò, molto bello. Sospiro perché le due cose insieme – cioè il cambiamento nel lavoro e il bambino – si sono rivelate un'unione un po' difficile.


In questa puntata di Diario creativo ti racconto la seconda parte della riflessione che sto facendo sul mio lavoro da illustratrice freelance un anno dopo essere diventata mamma. La prima parte è la puntata precedente a questa. E lì ho raccontato come mi sono preparata a fare spazio alla nuova dimensione di vita e lavoro con un bambino piccolo. In questa puntata ti racconto come è andata poi veramente.


Premetto che sono una persona che fatica a restare ferma. Ho un bisogno costante di evolvere che mi spinge ciclicamente a rivedere quello che faccio e a cambiarlo. L'ho fatto un paio di anni fa quando ho deciso di chiudere tutto ciò che nel mio lavoro aveva a che fare con il ricamo. Perché era diventato un lavoro in serie, mentre io avevo la necessità di riportare questa pratica creativa solo a me. L'ho rifatto nella primavera dell'anno scorso per fare spazio all'arrivo di un figlio.


Raccontavo nella puntata precedente che questo evento è stata una delle cause di questa trasformazione. Tanti aspetti del mio lavoro, in realtà, avevano bisogno di essere rivisti a prescindere perché negli anni – dal 2020 a oggi - io ero cambiata, come era cambiato quello che facevo e quello che ambivo a fare. Sicuramente l'arrivo del bambino ha imposto dei tempi più stretti e ha reso più difficile controllare le conseguenze di quello che avevo deciso e aggiustare poi il tiro quando ho iniziato a capire che la pianificazione che avevo messo in atto aveva molti difetti. Entro nel dettaglio.


Per i primi mesi di vita del bambino avevo fatto affidamento su una cosa: l'assegno di maternità dell'inps che arriva alle mamme con partita iva e che copre 5 mesi di maternità. Ora lascio perdere le informazioni tecniche su come vengono calcolati gli importi, come richiederlo, eccetera, sul sito dell'inps se ti interessa è spiegato abbastanza bene e se servono informazioni in più consiglio di scrivere via mail o di telefonare, incredibilmente rispondono. Qui ti dico solo che sapevo che sarebbe arrivato un sostegno mensile e che mi aspettavo sarebbe arrivato proprio nei primi mesi di vita del bambino. Lo consideravo perciò un buon paracadute per un periodo in cui avrei potuto lavorare poco nell'attesa di testare con calma i cambiamenti che avevo preparato.

Invece è andata diversamente: il primo bonifico dell'inps è arrivato quando il mio bambino aveva ormai 3 mesi e mezzo a causa di un inghippo burocratico che dopo i miei numerosi solleciti si è risolto a Ferragosto. Questo ritardo per me è ha avuto un risvolto emotivo importante, perché mi ha messa in difficoltà economica in un momento in cui ero anche psicologicamente più fragile e stanca. Ho ricominciato a disegnare due settimane dopo il parto perché ne avevo voglia, ma non ero in grado di seguire con costanza e lucidità tutto il mio lavoro. Riuscivo a spedire con lentezza gli ordini di stampe dallo shop online, ma per il resto avevo bisogno di calma e riposo perché dormivo poco, allattavo molto e ero emotivamente sulle montagne russe. Speravo di arrangiarmi comunque, senza attingere a risparmi di lungo termine e senza chiedere una mano al papà del mio bambino che fortunatamente ha un lavoro dipendente. Ma non è stato così. Volevo prendermi del tempo ma non potevo farlo.

Nel frattempo è successo quello che accade a tutte le persone che credono di aver impostato un “lavoro che va avanti da solo”. Ci si rende conto che quel lavoro non va avanti da solo. C'è bisogno di te sempre e comunque. Nel mio caso, ho capito presto che le novità hanno bisogno di tempo prima di funzionare e che se io mi fermo tutto ciò che ruota attorno al mio lavoro creativo – i corsi, anche in versione video, lo shop online, le collaborazioni – tutto si ferma.

Non avevo contenuti per la comunicazione pronti, perché fino a pochissimo tempo fa li gestivo sul momento, in base alle idee e alle esigenze più immediate. E senza comunicazione il mio lavoro non girava più. Intanto io avevo le pile scariche. Avevo solo tanta voglia di trasformare in disegno tutto quello che mi stava succedendo e pochissimo tempo per farlo. Il resto era difficile.

Poi il bambino ha iniziato a crescere, ha iniziato l'asilo nido a 4 mesi e io ho potuto ritagliarmi di nuovo del tempo per lavorare con calma e silenzio. Peccato che un mese dopo il bambino ha smesso di dormire la notte. E poi sono arrivate le prime influenze.

Il risultato, insomma, è stato un anno di alti e bassi. Io che so che qualcosa non sta funzionando nel lavoro ma non ho il tempo e la possibilità per aggiustarlo. I costi che sono sempre presenti e io che sono sonnolenta e confusa. Pensavo di aver pianificato bene e con anticipo e invece quella pianificazione è piena di falle.


Riesco a ragionarci con razionalità solo a marzo, quindi tre mesi fa. Una sera, all'improvviso, un'illuminazione: ho capito che avevo preparato una struttura ma era una struttura debole. Nei due anni precedenti ero stata precisa, avevo programmato con mesi di anticipo tutti i corsi, tutti i lanci dei prodotti, spesso con piani a e piani b. E invece per l'anno appena passato non l'avevo fatto. Sul mio google calendar c'era un vuoto e io non me ne ero resa conto.

Non credo sia stata solo la maternità a provocare questo piccolo caos. Forse ho lasciato che il desiderio di non dover sempre spendere tutte le mie energie per far andare avanti il lavoro prendesse il sopravvento. O forse ero semplicemente presa da altro e sono stata ingenua. O forse è normale così: che il momento in cui nasce un bambino corrisponda anche a un momento di calo di attenzione e di efficacia nel lavoro. Non sono stata perfetta ma è qualcosa che mi potrei perdonare.

Nel frattempo è vero che lo shop online e i corsi hanno subito un calo, ma questo è stato anche un anno in cui sono nate collaborazioni importanti, in cui il mio lavoro è salito qualche gradino più in alto esattamente come desideravo. Servirà del tempo perché arrivino frutti concreti, però. Allora, nell'attesa, io ho ricominciato a fare ordine in ciò che dipende direttamente da me.

Ho cominciato con un foglio excel con il flusso di cassa. Una cosa di cui non avevo mai capito bene l'importanza e invece eccolo lì, a dirmi che ogni mese i soldi arrivano e escono e io non posso coprirmi gli occhi per non vedere.


E poi ho iniziato a pianificare con largo anticipo: sto preparando ora, per esempio, quello che vorrei fare in autunno. Sto preparando un piano di comunicazione. Tutto questo è fondamentale perché la vita con un bambino piccolo è piena di imprevisti, di influenze, di ponti e vacanze di natale e di pasqua. Momenti in cui è stupendo stare insieme, ma sarebbe bello starci senza l'ansia di sapere che quel tempo è tolto a un lavoro che non ho pianificato e che quindi gira a vuoto.


Ecco perché quando vedo quella grafica del corso di disegno tra le foto dell'ospedale sorrido e sospiro. Perché lì è stato il momento in cui ho iniziato a perdermi come professionista, ma poi, per fortuna, mi sono ritrovata.