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Dentro il mio processo creativo: nascita, crescita e trasformazione di un’idea.
Ho chiesto su Instagram di cosa avrebbe dovuto parlare questa newsletter e la maggior parte delle richieste si è concentrata su un tema: quello delle idee.
Per qualcuno che come me lavora ogni giorno con questo tipo di materia prima questa richiesta all'inizio può sembrare semplice. Eppure raccontare come le idee nascono, come crescono e come diventano qualcosa di concreto, significa in realtà andare a fondo in un processo che per la maggior parte delle volte è praticamente inconscio. Spiegare le idee non è facile. Ma è sicuramente una bella sfida.
Oggi, insieme, cominciamo a ragionare su questo tema secondo l'ordine che mi è sembrato più semplice per partire, quello cronologico. Seguiamo nascita, crescita e trasformazione di un'idea a partire dall’ultimo progetto che ho concluso: la nuova t-shirt ricamata a mano. Freschi di processo creativo cominciamo il nostro viaggio all'indietro nel tempo
Prima cosa: le idee non si sviluppano dall'oggi al domani. Per arrivare e essere afferrate devono poter emergere da un terreno fertile che si comincia a creare con largo anticipo.
Nel mio caso credo di aver iniziato a preparare questo terreno anni fa. È un terreno fatto di cartelle Pinterest dove raccolgo soggetti che mi piacciono, inquadrature che mi interessano, testi che mi ispirano. È fatto poi in gran parte dalle note del cellulare dove scrivo tutto quello che mi viene in mente, cose che leggo, parole che mi ispirano, idee di ogni tipo. Sono appunti che prendo senza sapere se mi serviranno, ma sono la base. Per il progetto che fa da filo conduttore a questo racconto, la t-shirt, il terreno fertile credo sia cominciato guardando alcune opere di matisse e salvando foto di ricami minimal. Così, senza pensarci troppo. Semi piantati senza un progetto.
Come faccio a sapere se in mezzo a questi semi, in mezzo a questo terreno fertile ci sono buone idee? Quello fa già parte della fase successiva.
La fase successiva consiste nel fare. Ho capito con il tempo che pensare a un'idea non funziona. Nel mio lavoro le idee devono diventare cose concrete. Vale a dire: disegni, dipinti, ricami, prototipi in carta, magliette o camicie che provo da sola davanti allo specchio attaccandoci sopra pezzi di carta o di stoffa. Ho bisogno di vedere.
Per fare bisogna vincere la pigrizia, che c'è sempre ed è affiancata alla paura. Ma una volta vinta la pigrizia, preparo almeno una decina di fogli sul tavolo, la matita, i pastelli a cera o i pennelli e faccio, creo. Mi ossessiona una forma o un colore? Allora comincio a sfogare questa ossessione e disegno. C'è un verso di una poesia che mi colpisce e che sta nelle note del cellulare da troppo tempo? Allora comincio a disegnarlo. C'è un soggetto che ho disegnato per caso e mi è piaciuto veramente tanto realizzare? Allora approfondisco. Per la t-shirt, per esempio, è andata proprio così: da mesi dipingevo piante a partire da foto, con un colore unico. Le forme di queste piante dipinte mi piacevano perché sono sinuose, a metà tra alberi di bosco e alghe. Ho approfondito. Le ho disegnate per mesi quando capitava. Con tecniche diverse. Ho dipinto anche altri tipi di piante, ma tornavo sempre a loro.
In questa fase sto ancora creando senza scopo. Ma quando capisco che nel mezzo di questo brainstorming c'è una buona idea allora con un angolo della testa comincio a pensare a cosa potrei farne. Come capisco che un'idea è buona? Credo sia quando è significativa per me. Quando un soggetto continua a tornare. Spesso lascio queste creazioni a decantare per giorni o settimane. Se quando le riguardo continuano a emozionarmi allora vuol dire che vale la pena avere fiducia. Il tempo è un elemento fondamentale del processo di maturazione di un'idea. E se posso me lo prendo tutto.
Questa è la fase più lunga e corposa. Poi arriva il momento di cogliere i frutti: l'idea diventa qualcosa. Anche questa fase è corposa ma è più breve perché comincio a sentire l'urgenza di arrivare alla fine. Non per fretta, ma per la necessità di completare un progetto, di non lasciarlo più in sospeso. Così decido cosa voglio fare dell'idea che ho trovato e mi ci dedico con costanza.
In questa fase spesso faccio i conti con i materiali che ho a disposizione o mi impongo comunque delle scelte. Come si esprime meglio l'idea che ho in testa? Un'illustrazione? Un ricamo? Con che colori? Con quanti colori? A me piace molto che siano i materiali a dirmi cosa posso fare. Nei cassetti, per tornare al progetto della tshirt, avevo uno stock di t-shirt nere molto belle ma con tagli diversi. E avevo dei fili tinti con inchiostri naturali che ancora non avevo utilizzato. Ho fatto delle prove su ritagli di stoffa nera di un paio di soggetti adattati dalle piante dipinte. Uno di questi vinceva senza alcun dubbio. Aveva l'aspetto che immaginavo, la dimensione giusta, la poesia giusta. E così è stato scelto.
Facciamo un conto. Quanti mesi sono passati da quando l'idea ha iniziato a formarsi? Almeno 4. Il doppio se penso a quando ho iniziato a realizzare i primi disegni. Era marzo. Non serve sempre tutto questo tempo, ma ci sono progetti più delicati di altri e questo aveva bisogno di nascere senza pressioni.
“Botanica” quindi, questo è il nome della t-shirt, è arrivata con i suoi tempi. Per ricordarlo, nella scatola di ogni maglietta ho aggiunto una bustina di semi di campo e un testo che include questa frase: arriva in inverno per fiorire a primavera. Penso sia bello e confortante ricordarsi che c'è bisogno di tempo. Serve tempo per far maturare le idee. Serve tempo perché arrivi la stagione giusta.